Inizia la storia.
Ulisse Adorni nasce a Parma il 7 luglio 1942. L’Europa è in guerra e il padre Aldo, partito per la campagna in Russia, non farà mai ritorno a casa. Ulisse – figlio unico – cresce con la madre Ada a Sorbolo, dove frequenta le scuole elementari e dove vive in una corte assieme a tante altre famiglie in un clima di forte solidarietà. Quando la madre è al lavoro sono le “donne della corte” a prendersi cura di lui. Cresce fra la comunità del paese e della parrocchia, inserendosi – anno dopo anno – sempre di più nella vita attiva di Sorbolo animandone luoghi e momenti importanti.
Frequenta poi le scuole medie a Parma, alloggiando durante la settimana presso il collegio degli Stimmatini; vivace, intelligente e portato soprattutto per le materie umanistiche decide di iscriversi, presa la licenza media, all’istituto Magistrale. Terminati gli studi incomincia da subito a lavorare, prima seguendo il doposcuola a Sorbolo, poi insegnando alle scuole serali del carcere, poi con il suo primo incarico di maestro alla scuola di Castelcorniglio, ma la sua vena eclettica lo porta a coltivare molti altri interessi.
La scuola, il giornalismo, la politica.
Dal 1962 (per 8 anni) è corrispondente della Gazzetta di Parma da Sorbolo e si occupa non solo di cronaca, ma anche di cultura e tradizioni, testimoniando nei suoi scritti il rapido cambiamento della società sorbolese. L’attività di giornalista lo porta ad incontrare molte persone e ad allacciare rapporti di stima e fiducia che connoteranno anche la sua attività civile.
Coltivata da tempo, la sua passione politica intesa come servizio alla comunità si concretizza nel 1961, anno in cui viene eletto, nelle fila della Democrazia Cristiana, consigliere comunale a Sorbolo e, contemporaneamente, inizia a frequentare a Parma il circolo Vanoni, ritrovo degli appartenenti alla corrente democristiana detta “di Base”, che raggruppa una minoranza di appartenenti all’ala della sinistra cattolica con una visione laica e riformista dello Stato. La sua spinta idealista lo porta, nel 1968, a partecipare attivamente ai movimenti di contestazione giovanile manifestando davanti ad importanti luoghi di cultura come il teatro Regio e l’Università. Nel 1970 viene eletto consigliere provinciale e collabora con Mario Tommasini ad importanti progetti di trasformazione del welfare locale come la chiusura del Brefotrofio e della Scuola speciale. Alcuni compagni di partito in quegli anni lo soprannominano “il cinese”, accusandolo di essere troppo di sinistra.
Sono anni di forte sperimentazione e a scuola Ulisse si dedica all’accoglienza dei bambini con problematiche sociali o cognitive (allora ancora “esclusi” dal sistema di formazione tradizionale) e, assieme ad altri colleghi, come Giorgio Michelotti e Anna Panico, condivide il percorso della Scuola Sperimentale. Partirà dal Conservatorio, e proseguirà – dal 1975 – alla scuola Don Milani. La sua scuola è un luogo particolare dove i bambini non imparano a seguire semplicemente le regole della grammatica e a “comportarsi bene”, ma dove leggere, scrivere, far di conto diventano parte di un percorso di quotidianità della relazione dove nessuno resta indietro. I problemi di ogni bambino vengono affrontati con il dialogo e il confronto e la creatività. Proprio la creatività, positivamente guidata, è libera di esprimersi fra le pareti dell’aula. L’ambiente stesso della classe è un piccolo microcosmo popolato da oggetti parlanti, da animali, da piante, che i bambini possono osservare e attraverso i quali possono apprendere sperimentando in prima persona. Entrando in aula si possono incontrare uccelli che volano liberi, assistere alla schiusa delle uova e alla nascita dei pulcini, oppure osservare animali “strani” provenienti da paesi lontani come la scimmia e l’uromastice, così come topolini o le quaglie. In un piccolo universo così vario è impossibile annoiarsi, ma Ulisse propone ai suoi ragazzi gite in provincia, anche di più giorni, per socializzare e fare attività all’aperto. Una scuola dunque che è un vero e proprio mondo tutto da sperimentare e in cui crescere.
Il 1974 è un anno importante: si sposa con Carla. L’anno successivo nasce suo figlio Stefano.
Nel 1975 viene eletto consigliere comunale a Parma e per i dieci anni del suo mandato si occuperà in particolar modo della commissione Urbanistica; durante questo incarico contribuisce a far emergere con chiarezza il “caso” scandalo edilizio, storico momento di svolta per il Comune. Fonda il settimanale locale Parmasette -che uscirà per i due anni seguenti- e inizia la sua collaborazione con il teatro delle Briciole. Nel corso dell’anno viene pubblicata anche la prima edizione de IQuaderni di Mario, libri di lettura per la scuola primaria realizzati a quattro mani con l’amico e il collega Giorgio Michelotti.
Il suo interesse per l’educazione però non viene mai meno e non si applica solo fra i banchi di scuola. Nel 1980 inizia una serie di fruttuose collaborazioni con la televisione locale e nazionale per la realizzazione di programmi rivolti a bambini e ragazzi e nel 1983 viene dato un importante riconoscimento alla sua opera di raccolta ed elaborazione delle favole parmigiane Asini diavoli figlie di re attraverso l’assegnazione del premio Cassa di risparmio di Cento. L’anno seguente uscirà un’altra raccolta di favole (sempre a cura Adorni – Michelotti) dal titolo Giovanén dal bastonsen, che godrà anch’essa di buona fortuna editoriale.
Didattica, letteratura, teatro diventano un tutt’uno: sotto la sua guida il racconto del Piccolo principe – opera che Ulisse riprende anche attraverso la collaborazione del Teatro delle Briciole e che trasforma in uno spettacolo di burattini (ripreso anche dalla Tv Svizzera italiana) – diventa un film sceneggiato e recitato dai ragazzi.
Nel 1985 il centrosinistra vince le elezioni amministrative a Parma e Ulisse Adorni diventa assessore al Personale, al Decentramento e alle Politiche Giovanili, compito che svolge con energia e carica innovativa, continuando a portare avanti i suoi numerosi interessi professionali e culturali. In particolare, è l’assessorato ai giovani, uno dei primi in Italia, ad assorbirlo maggiormente. E non potrebbe che essere così: il suo impegno in politica è sempre stato contrassegnato dalla centralità della persona.
Di Ulisse Adorni e di quell’esperienza politica scrisse il noto giornalista Gianpaolo Pansa, inviato per Repubblica quando il Pentapartito vinse le Amministrative a Parma nel 1985: “(…) Adorni una faccia da padrone non ce l’ha. Anzi, ha una bella faccia da povero che s’è dovuto conquistar tutto. Oggi è un uomo di 43 anni, spesso, forte, dolce, aspro. Si sente che è capace di farsi guidare dagli impulsi del cuore. Ha scritto ottimi libri di testo per le elementari e bellissime raccolte di favole parmigiane. Mentre parliamo, osserva il figliolino Stefano con lo stesso amore rispettoso che regala da sempre ai suoi scolari. Del resto, come potrebbe non esser così l’Adorni? Il giorno che è nato, luglio 1942, suo papà partiva soldato per la Russia. Si chiamava Aldo, detto “Ginè”, era contadino a Sorbolo, lavorava da casaro, quelli che fanno il formaggio. Non tornò più, disperso nella ritirata. Ulisse rivede se stesso bambino senza padre: “Mi ricordo molto solo. E’ brutto star soli”. Infanzia triste, “perchè mancava quella figura certa, salda, che sta lì, che dice: questo sì e questo no, e ti dà sicurezza”. E anche un’ infanzia di grandi ristrettezze, di cinghia tirata. La mamma andava dal prete di Casaltone, mostrava la foto del “Ginè”, il prete col pendolino la illudeva: “Sento che tuo marito è vivo”, e ogni volta si faceva pagare come un re. “Era un delinquente, quel prete – mormora l’ Ulisse -. Il terremoto del ‘ 72, per un atto di giustizia postuma, ha raso al suolo la sua chiesa”. La mamma lo condusse per mano, questo unico figlio, fino al diploma magistrale. Così l’Adorni, diventò quel che è oggi: uomo di scuola e, per la porta dell’Azione Cattolica, anche militante dicì, dal primo incarico di consigliere d’opposizione a Sorbolo sino allo scranno di Parma, ancora da oppositore. (…) Adorni alza le spalle: “La convinzione della “Gazzetta” nel batter questo chiodo, alla fine era diventata un po’ paranoica…”. Ma anche la Dc, aggiungo io, non era da meno. Aveva due linee. Una era quasi colta: Parma, ex-capitale, per niente emiliana, volta al Tirreno, non era stata capita dai comunisti locali, funzionari opachi, gretti culi di pietra, sorde mezzemaniche d’ apparato. La seconda era più terra-terra. (…)
Ulisse Adorni si spegne a Parma, dopo una grave malattia, il 28 gennaio del 1991. Aveva 48anni. A lui sono state dedicate la biblioteca della scuola Don Milani (dove insegnò), la Sala del centro Civico ex Macello a Parma, la sala del centro Civico di Sorbolo, il premio Don Bosco del maggio 1991 e, il 27 ottobre del 2001, la scuola elementare di via Paciaudi (ex Giordani).