Natalia.
Ulisse era il Maestro.
Non mio, di mia sorella minore Costanza. Che avendo problemi di apprendimento e una diagnosi di autismo trovò nella sua classe il primo luogo dove imparare a stare con gli altri.
Eppure, Ulisse, fu anche il mio, di Maestro.
Ogni volta in cui andavo a prenderla o portarla a scuola, con mia madre, e vedevo la loro aula, i suoi compagni. Una scuola in cui c’erano piante da coltivare, creatività da crescere e diversità da integrare. Divertendosi, come prima cosa.
Ulisse mi mostrò, per primo nella mia vita, cosa può essere la vita: non luogo di stereotipi e noia, ma forziere di misteri e giochi. Dove il bene e la felicità coincidevano.
Senza retorica, senza predica. Ma con regole belle chiare: stare insieme per crescere e migliorare il mondo.
Era così. È ancora così, per me.
A Ulisse devo l’amore per la scoperta e la curiosità; sarà mica un caso che ho sposato un insegnante!
Ancora oggi mi manca. E ancora oggi mi ispira.
Natalia