Parlano di Ulisse

Piero (classe ‘61) 3C (conservatorio).

 

Tutti noi ragazzi di terza elementare provenivamo dalle scuole di stampo classico di allora: asettiche, ferme nell’impartire il programma scolastico, una mattina sempre seduti al banco a

fissare la cattedra. A fine lezione ti restava un senso di “vuoto”, di inquietudine.

Il primo grande ricordo del primo giorno in classe con Ulisse  è stato un immediato senso di affetto, di calda e scherzosa  accoglienza che appariva dal suoi grandi occhi benevoli e da quel suo

sorriso. Da quel giorno ho avuto un nuovo sguardo alla vita.

Se dovessi indicare i  suoi pregi direi quindi affettuoso, accogliente, benevolo, non giudicante, ti faceva accettare i tuoi  limiti facendoti risaltare al contempo le tue doti.

Ciascuno di noi si sentiva valorizzato, apprezzato.

Nella sua spontaneità era attento alle componenti emotive di ciascuno di noi, attento all’individualità , alla specificità , al valore di ogni singolo bambino, fecendoti sentire prezioso.

Ti faceva apprezzare il piacere dello studiare, dell’imparare cose nuove, dello sperimentare anche nei rapporti interpersonali. La cattedra non esisteva più.

Apriva la mente negli spazi infiniti della vita in tutti i suoi aspetti: musica, natura , teatro. Rispecchiava i valori dell’ humanitas  intesa nel senso della comunanza umana, come cita Terenzio

“homo sum, humani nihil a me alienum puto”, nulla che sia umano mi è estraneo.